Chiarimenti su erogazioni liberali a favore di istituzioni religiose




Forniti chiarimenti in merito alle modalità di pagamento delle erogazioni liberali a favore di istituzioni religiose deducibili dal reddito complessivo (Agenzia delle Entrate – Risoluzione 19 giugno 2017, n. 72/E).

In particolare, le precisazioni fornite per le erogazioni liberali a favore della Tavola valdese devono ritenersi valide anche:
– per le erogazioni liberali effettuate a favore di altre istituzioni religiose, deducibili in base alle disposizioni volte a regolare i rapporti tra dette istituzioni e lo Stato sulla base di intese, per le quali i decreti ministeriali di attuazione prevedano le medesime modalità di documentazione. Tali modalità sono previste, in particolare, per le erogazioni liberali a favore dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero della Chiesa cattolica italiana, nonché per quelle a favore dell’Unione delle Chiese Cristiane Avventiste del settimo giorno;
– per le erogazioni liberali a favore delle istituzioni religiose, per le quali nelle leggi di regolazione delle intese con lo Stato italiano è prevista la deducibilità dal reddito complessivo ai fini dell’IRPEF senza che, tuttavia, sia stato emanato alcun provvedimento in ordine alle modalità di documentazione, a fini fiscali, delle stesse, come nel caso delle erogazioni effettuate in favore dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI) e della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI);
– per le erogazioni liberali in denaro a favore dell’Unione Comunità Ebraiche in Italia (UCEI), i cui contributi annuali versati, ai fini della loro deduzione dal reddito complessivo, devono risultare:
     1) dalla attestazione o ricevuta di versamento in conto corrente postale, intestato alla comunità ebraica di appartenenza, contenente la causale del versamento e l’indicazione del periodo d’imposta al quale si riferiscono i contributi versati, dovuti alla comunità a norma del relativo statuto;
     2) dalla quietanza liberatoria rilasciata dalla comunità ebraica di appartenenza su appositi stampati predisposti e numerati dalla comunità stessa, da cui risultino: il numero della quietanza; il cognome, il nome e il comune di residenza del soggetto che, a norma dello statuto della comunità, ha effettuato il versamento; l’importo del contributo versato; la causale della contribuzione e il periodo di imposta al quale si riferiscono i contributi versati.






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