Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il D.Lgs. n. 124/2018, recante la riforma dell’ordinamento penitenziario in materia di vita detentiva e contenente, tra l’altro, modifiche in tema di lavoro penitenziario.
…I detenuti e gli internati possono chiedere di essere ammessi a prestare la propria attività a titolo volontario e gratuito nell’ambito di progetti di pubblica utilità, tenendo conto anche delle specifiche professionalità e attitudini lavorative. La partecipazione ai progetti può consistere in attività da svolgersi a favore di amministrazioni dello Stato, Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, unioni di Comuni, aziende sanitarie locali, enti o organizzazioni, anche internazionali, di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato, sulla base di apposite convenzioni. In ogni caso, la partecipazione a progetti di pubblica utilità deve svolgersi con modalità che non pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute dei condannati e degli internati.
La remunerazione per ciascuna categoria di detenuti e internati che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria è stabilita, in relazione alla quantità e qualità del lavoro prestato, in misura pari ai due terzi del trattamento economico previsto dai contratti collettivi.
Coloro che hanno terminato l’espiazione della pena o che non sono più sottoposti a misura di sicurezza detentiva e che versano in stato di disoccupazione, accedono, nei limiti delle risorse disponibili, all’assegno di ricollocazione, se ne fanno richiesta nel termine di sei mesi dalla data della dimissione.
Infine, in materia di collocamento al lavoro, è previsto espressamente che le comunicazione telematiche obbligatorie siano effettuate anche nel caso di lavoratori detenuti o internati che prestano la loro attività all’interno degli istituti penitenziari alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria o di altri enti, pubblici o privati.
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